Seleziona una pagina

La fiscalità è uno di quegli aspetti che non piace a nessuno, dal momento che, in fin dei conti, consiste nel “regalare” i propri soldi allo Stato, in cambio di non si sa bene cosa.

Come funziona nel nostro Paese? A quanto ammontano le imposte?

E ancora, cosa succede se non si pagano?

Le risposte a queste e a tante altre domande le trovi nel corso dei prossimi paragrafi.

Cos’è la fiscalità?

Con il termine “fiscalità”, più precisamente “fiscalità generale”, si intendono il totale delle entrate economiche che vanno a vantaggio dello Stato che le riscuote secondo determinati obblighi di legge.

La “fiscalità generale” si distingue dalla così detta “imposta di scopo” perché la prima non è vincolata a nessuna destinazione.

In parole povere, lo Stato può utilizzare i proventi dalla fiscalità generale come meglio crede, per tappare i “buchi” del suo bilancio.

Questa, però, è la definizione “ufficiale”.

In realtà, dal momento che le tasse le paghiamo con i nostri soldi frutto del nostro lavoro, possiamo dire che “fiscalità generale” corrisponde al tempo e alle energie che dobbiamo “sacrificare” in cambio di non si sa che cosa, dal momento che i servizi pubblici italiani sono a dir poco penosi.

Insomma, paghi un botto di tasse e, nel caso necessitassi di cure mediche, sei comunque costretto a pagare i privati, dal momento che i tempi della sanità pubblica sono a dir poco “biblici”.

Come funziona la fiscalità in Italia?

Essenzialmente, la fiscalità generale in Italia è costituita dal gettito derivato dal pagamento di 2 imposte specifiche:

  • IVA: acronimo di “Imposta di Valore Aggiunto”, possiamo dire che sia una novità, dal momento che fino agli anni ’60, l’intera umanità era riuscita a vivere tranquillamente senza. Tra l’altro, esistono ancora dei paesi in cui non viene applicata l’IVA. Tra questi troviamo gli Stati Uniti, ma anche la Groenlandia e l’Arabia Saudita. Detto ciò, nel nostro paese l’IVA è al 22%, salvo alcune eccezioni in cui ammonta al 4%, piuttosto che al 10%.
  • IRPEF: acronimo di “Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è, per l’appunto, un’imposta diretta e personale, che aumenta progressivamente secondo precisi scaglioni. È stata introdotta negli anni ’70 e, in sostanza, costituisce il 40% di tutto il gettito fiscale italiano.

Chiariti questi aspetti di carattere generale, i soggetti tenuti a pagare le tasse possono essere dei dipendenti, così come dei lavoratori autonomi.

fiscalità-generale

Fiscalità per dipendenti e liberi professionisti: differenze

Sul Web puoi trovare una miriade di informazioni in merito, così come materiale accademico di ogni sorta.

Noi, però vogliamo tenere la questione il più semplice possibile.

Quindi, per sommi capi, non c’è alcuna differenza tra l’essere un lavoratore dipendente o libero professionista, in relazione alle tasse da pagare.

In entrambi i casi, infatti, vedrai una bella fetta dei tuoi guadagni finire dritta dritta verso le casse dello Stato, senza ricevere in cambio nulla, nemmeno la solita “pacca sulla spalla”.

Nonostante ciò, una differenza c’è ed è bene parlarne.

Il lavoratore dipendente nemmeno li vede i soldi che vanno a “papà Stato”, in quanto gli vengono defalcati direttamente dallo stipendio.

Al contrario, è il lavoratore autonomo che le deve materialmente pagare, di conseguenza ha qualche possibilità in più per tenersi in tasca qualcosa, magari con l’aiuto di un buon commercialista fiscalista.

In fine dei conti, dunque, non ha alcun senso scegliere un inquadramento, piuttosto che l’altro solo per pagare meno tasse.

Fiscalità sul Web: gli ultimi retroscena

Sempre restando in tema di fiscalità, negli ultimi anni è venuta fuori una bella “gatta da pelare” da parte delle istituzioni di tutto il mondo, o quasi.

Stiamo parlando, ovviamente, di tutti coloro che guadagno sfruttando le numerose piattaforme online, spuntate “come funghi” in questi ultimi anni.

Ad esempio, quante tasse deve pagare un influencer, piuttosto che il titolare di un e-commerce su Amazon?

Quali sono i parametri che vengono presi in considerazione per determinare gli importi da pagare allo Stato

Chiaramente, si tratta di una situazione piuttosto complessa che viene caratterizzata da diversi fattori.

Detto ciò, in Italia questi professionisti possono contare sul famoso “regime forfettario” per cui non si pagano né IVA, né IRPEF, al di sotto degli 85mila euro annui

In tal caso, pagherebbero un’aliquota speciale del 5% per i primi 5 anni. Questa, poi, salirebbe al 15%, chiaramente restando sempre sl di sotto degli 85mila euro all’anno.

Cosa succede se non paghi e tasse

A differenza di molti altri paesi, se in Italia non paghi le tasse non succede chissà che. Certo, arrivano avvisi di pagamento, penalità che vanno ad alzare gli importi, ma nulla di più.

Le “rogne” penali, infatti, scattano solo quando l’ammontare da versare lo stato supera i 50mila auro.

Ad ogni modo, le rispettive sanzioni andrebbero da un minimo di 1 anno, fino ad un massimo di 3 anni di reclusione.

Poco male, visto che per le pene fino ai 4 anni non è più previsto il carcere.

Mal che vada, rischieresti un obbligo di firma e una conversione della pena in importo pecuniario.

Ad esclusione di tali casi, però, l’evasore nullatenente non rischia niente di niente.

Detto ciò, ricorda che l’Italia è un “caso a parte”. In altri paesi, infatti, basta molto, ma molto di meno per finire in grossi guai giudiziari.

fiscalità-generale-in-italia

Che fine ha fatto Equitalia?

Quando parliamo di fiscalità e, nello specifico, di tasse non pagate, la memoria corre alla famigerata Equitalia.
Che fine ha fatto?

Beh, è stata chiusa, dal momento che si è rivelata pienamente illegittima.

Tralasciando la questione relativa ad una società denominata proprio “EQUITALIA spa” iscritta nel registro delle imprese del Delaware, resta quella legata ai dettami costituzionali.

L’attività di riscossione rientra nella potestà esecutiva dello Stato.

Di conseguenza, chiunque la eserciti deve essere proprio un dipendente dello Stato, assunto a seguito di regolare concorso pubblico.

Ecco, il personale che lavorava ad Equitalia era assunto in modo “diretto”, come succede per qualsiasi azienda privata.

Lo Stato, quindi, ha aperto “Agenzia delle Entrate – Riscossione”, giusto per dare una parvenza di legalità all’attività di riscossione.

Peccato, però, che il personale in servizio all’Agenzia delle Entrate – Riscossione è lo stesso di Equitalia.

Semplicemente, è stato “traslato” verso il nuovo ente, senza lo svolgimento di alcun concorso pubblico.

Non a caso, questa è proprio una delle eccezioni di diritto sfruttata dagli avvocati per tutelare i propri clienti.

La fiscalità in Italia: conclusioni

  • La così detta “fiscalità generale” è il totale delle entrate economiche che vanno a vantaggio dello Stato, che le riscuotere secondo determinate disposizioni di legge.
  • A tal proposito, la “fiscalità generale” si distingue dalla così detta “imposta di scopo” perché la prima non è vincolata a nessuna destinazione di spesa.
  • Nello specifico, la fiscalità generale italiana è determinata da 2 imposte, quali IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) e IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
  • Sebbene tutti siano tenuti al versamento delle imposte, esistono 2 inquadramenti: lavoratore dipendente e libero professionista.
  • In quest’ultima categoria rientrano anche i “professionisti digitali”, quali influencer, titolari di e-commerce e via dicendo.
  • Qualora i guadagni di questi ultimi fossero inferiori agli 85mila euro annui, tali liberi professionisti possono optare per una speciale aliquota fissa, evitando, dunque, IVA e IRPEF.
  • Per i primi 5 anni la percentuale è del 5%, salvo poi salire al 15%.